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Questa mattina avremmo dovuto sgomberare le cabine entro le ore 8.00, ma il direttore della nave ci ha concesso di depositare i bagagli al primo piano fino alle 12.00. Gli oblò in queste cabine sono a pelo dell'acqua e la vista è impressionante. Noi abbiamo approfittato di queste ore per ritornare come "turisti fai da te" al tempio di Luxor che era poco distante all'attracco della nostra nave. E' stato bello rifare la visita con più calma, leggendo la nostra guida del Touring Club che anche in questa circostanza non ci ha deluso. Verso mezzogiorno abbiamo lasciato la nave e ci siamo trasferiti in pullman all'albergo Sheraton poco distante. Questo è sicuramente l'hotel più bello di tutto il viaggio, perchè oltre a offrire tutti i confort come quello del Cairo, è immerso in uno scenario stupendo. Parte delle camere hanno la vista sul Nilo e sulle montagne della valle dei Re e parte danno sul magnifico giardino lussureggiante dietro l'hotel. Anche qui come al Cairo c'è il ristorante "La mamma" e oggi più che mai, essendo giunti alla fine del viaggio, lo abbiamo scelto presi dalla nostalgia della nostra cucina. Il ristorante è all'aperto sotto un portico e ha la vista su un piccolo laghetto con uccelli acquatici molto belli: due fenicotteri rosa, un pavone e due simpatici pellicani molto socievoli che hanno mangiato qualche grissino dalle nostre mani. Nel pomeriggio abbiamo passeggiato nel giardino e sotto i portici dove ci sono diversi negozi di abbigliamento, di profumi, di souvenir, ecc... e poi insieme alla famiglia di Modena siamo andati in taxi al Museo di Luxor. Il museo è molto più piccolo di quello del Cairo, contiene quindi pochi reperti ma molto selezionati e ben disposti in modo che ognuno sia valorizzato al massimo. Il museo espone collezioni risalenti prevalentemente alla diciottesima dinastia che testimoniano l'arte e la storia di Tebe. Al centro della sala principale c'è la statua di alabastro di Sobek-Ra e Amenophi III. Altro pregevolissimo pezzo è una statuetta in scisto verde di Thutmosis III rinvenuta nel famoso nascondiglio di Karnak. Ma la massima attrazione del museo è il "Muro di Talatat": una parete completa, formata da blocchi di arenaria (metri 10 per 3) proveniente da uno dei templi che Amenophi IV aveva eretto a Tebe, che sono tutti stati distrutti. E' dipinto da entrambi i lati e mostra da una parte i sovrani che rendono omaggio a Aton e dall'altra le abitazioni dei sacerdoti dipendenti dal tempio di Aton. Le scene sono ricche di dettagli inediti riguardo a quelle che erano le abitudini di vita degli egizi sia nelle abitazioni che durante le attività lavorative. Amenophi IV è senz'altro uno dei faraoni più conosciuti ma al tempo stesso presenta ancora molti lati oscuri data la sua complessa personalità. Dopo aver regnato per 4 anni a Tebe, decise, probabilmente anche per frenare il grande potere del clero di Amon, di iniziare una grande riforma culturale e religiosa. Annientando completamente il politeismo millenario teorizzò il monoteismo nell'unica divinità di Aton. Aton rappresentato con il disco solare era una forma di Ra, dio di Heliopolis, ma da quel momento divenne origine di ogni creazione. Il re assunse il nuovo nome di Akhenaton (gradito ad Aton) e fondò una nuova capitale, Akhetaton (orizzonte di Aton), l'odierna Tell-el-Amarna. Essendo in tutte le cose, Aton fu rappresentato come un disco dai raggi terminanti da mani che portano l'energia vitale. Il faraone liberalizzò l'arte dai vecchi canoni e fu lui stesso artista componendo inni religiosi tra i più belli dell'antico Egitto. Questa avventura monoteista durò un ventennio e dopo la morte del faraone, la città e il suo dio furono travolti e cancellati dalla furiosa reazione di antichissime tradizioni e la direzione politica e religiosa tornò a Tebe. L'insuccesso di questa riforma fu dovuto alla grande forza politica del clero di Amon e al fatto che non fu mai veramente compresa e accettata dal popolo. Dopo la visita al museo siamo ritornati all'hotel in carrozzella e abbiamo cenato sempre al ristorante-pizzeria "La mamma" in un'unica tavolata d'addio. La melanconia del momento è stata accentuata quando un fisarmonicista friulano in tournée, ha creato un piacevole sottofondo musicale "esotico". |
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