27 GENNAIO
(prima parte)

Durante la notte la nave, dopo aver superato la chiusa di Esna, ha navigato, contrariamente al solito, per recuperare il ritardo e così al nostro risveglio eravamo già a Luxor. Per questa mattina non era prevista nessuna escursione; questa sosta ci è stata utile perchè cominciavamo a sentirci un po' stanchi, così abbiamo dormito un pò più del solito e dopo aver fatto colazione alle 9.00 siamo scesi dalla nave per fare una passeggiata nella città.

Luxor è una cittadina di circa 60.000 abitanti che si è sviluppata sulla riva sinistra del Nilo, nel luogo dove sorgeva Tebe, ma nulla è rimasto dell'antica capitale faraonica tranne i templi di Luxor e di Karnak (piccolo centro a 3 Km). Girando sul lungo Nilo o nelle strade interne ci è apparsa infatti come una città moderna molto attrezzata per il turismo. Soprattutto vicino al Nilo sono raggruppati i grandi alberghi come l'hotel Etap dove abbiamo telefonato a casa. Per far venire l'ora di pranzo siamo andati a visitare il mercato, senza comprare niente ma assistendo alle simpatiche contrattazioni di alcuni nostri compagni di viaggio. Alle 13.00 siamo sbarcati per l'escursione sull'altra riva del Nilo alle necropoli tebane.

Dopo il traghetto siamo andati in pullman verso la Valle dei Re. Il luogo è particolarmente suggestivo tanto che, secondo noi, varrebbe la pena di visitarlo indipendentemente dalla presenza delle tombe reali. Il paesaggio sembra lunare, le alte rocce dorate, totalmente prive di vegetazione si stagliano contro il cielo di un azzurro intenso creando un forte riverbero di luce. Sulle pareti rocciose e nelle viscere dei colli sono scavate le tombe le cui entrate venivano poi ricoperte di detriti per cercare di sottrarle alle profanazioni. A differenza delle piramidi dell'antico regno, nate con l'intento di magnificare la potenza del faraone, le tombe ipogee perfettamente mimetizzate con il paesaggio, denotano la chiara intenzione dei faraoni di cercare un posto sicuro per la propria mummia al fine di garantire l'immortalità dell'anima. Le piramidi infatti, eccessivamente esposte venivano depredate nonostante le pesantissime punizioni previste per i predatori e l'oscura minaccia della maledizione del faraone. In realtà a tutt'oggi, anche fra le tombe ipogee solo quella di Tutankhamon è stata ritrovata intatta.

Secondo la complessa concezione egizia della morte affinché il "Ka" o anima possa vivere in eterno, è indispensabile che il corpo e la tomba che lo contiene rimangano intatti e inviolati e che siano presenti in essa delle statue o pitture con l'immagine e il nome del defunto. Queste ultime servivano affinché il Ka nel momento della ricongiunzione con il corpo non commettesse un "tragico" errore di identificazione.

Il rito della mummificazione inizia nell' Antico Regno ed essendo un'operazione molto complessa veniva assolta da veri e propri specialisti. Il cervello veniva estratto dalle narici, si liberava l'addome dalle interiora, il tutto veniva poi lavato e trattato con aromi e infine si ricuciva il corpo. La salma per 70 giorni veniva poi immersa in un bagno di natron (un tipo di soda naturale) per disseccarla e dopo aver posto sull'incisione ricucita l' "ugiat" (occhio divino chiaroveggente) e delle protesi nei bulbi oculari, veniva completamente avvolta con bende gommate entro le quali si inserivano vari talismani (nodo di Iside, scarabei, ecc...) e moltissimi "usciabti". Questi ultimi sono piccole statue il cui nome significa "colui che risponde alla chiamata" perchè nell'aldilà avevano il compito di sostituirsi al morto chiamato al lavoro dagli dei. Per ultima sul volto veniva applicata la maschera. La mummia così terminata veniva rinchiusa in uno o più sarcofagi generalmente di legno, dipinti internamente ed esternamente. Attorno al sarcofago venivano sistemati i "canopi" cioè i quattro vasi contenenti le viscere del defunto, sormontati ognuno dall'effige dei figli di Horus: Amset (volto umano) per il fegato, Hapi (testa di babbuino) per i polmoni, Duamutef (testa di sciacallo) per lo stomaco e Qebehsemuf (testa di falco) per gli intestini. Non sempre i corpi mummificati ci sono pervenuti in buone condizioni ma quasi per ironia della sorte si sono invece perfettamente conservati, grazie all'isolamento e alla totale assenza di umidità della sabbia, alcuni corpi di poveri sepolti in fosse comuni nel deserto. Alla mummificazione seguiva un complesso funerale del quale il rito più significativo era quello dell' "apertura della bocca": un sacerdote con una piccola ascia toccava bocca, occhi e orecchie della mummia che grazie alle formule magiche poteva continuare a comunicare con il mondo esterno e ritrovava energia. Tutte le formule magiche e gli scongiuri pronunciati durante il funerale che facilitavano il viaggio nell'aldilà e rendevano attivi gli amuleti, erano riportati in un rotolo di papiro detto "Libro dei morti". Fra i vari pericoli dell'aldilà uno dei più temuti era la "pesatura del cuore" una sorta di giudizio davanti a 42 giudici. Se il cuore posto sulla bilancia risultava leggero, il defunto veniva accettato nell'oltretomba, altrimenti moriva per la seconda volta definitivamente. Nel libro dei morti c'era anche la formula per indurre il cuore a non testimoniare contro il defunto quindi in poche parole a "barare". Il permanere del contatto con la vita esterna lo si assicurava tra l'altro , mediante il cibo portato dai vivi e poi ritirato dal defunto attraverso la falsa porta della tomba. Il morto comunque era sempre sicuro della propria sussistenza in quanto opportune formule magiche rendevano "commestibili" i cibi raffigurati sulle pareti della tomba.

Le tombe ipogee presentano una disposizione generale ricorrente: una porta tagliata nella roccia, un lungo corridoio con nicchie e cappelle laterali e una serie più o meno numerosa di ambienti di ampiezze diverse con soffitti retti da pilastri. I corridoi sono in pendenza e quasi sempre lunghi più di 100 metri. La camera principale nella quale c'è il sarcofago è collocata generalmente quasi al fondo dell'ipogeo. Ovunque le pareti sono decorate con splendidi affreschi che riportano scene di vita quotidiana dalle attività lavorative di ogni genere a quelle ricreative (danze, banchetti, ecc...). Da queste raffigurazioni è possibile osservare un certo cambiamento del modo di vivere egiziano rispetto al periodo menfita. Diversi sono le suppellettili, gli attrezzi, gli armenti (con la comparsa del cavallo e del maiale), le armi, gli strumenti musicali, la foggia delle vesti, ecc... Il tutto è riportato nei disegni sulle pareti con una nuova espressività e con movimenti delle figure più sciolti e naturali rispetto alle rappresentazioni finora viste.

La prima tomba che abbiamo visitato è la tomba di Thutankhamon che come abbiamo già detto è l'unica a essere stata ritrovata intatta nel 1922. La morte prematura del faraone non ha consentito la piena realizzazione dell'opera che infatti è piccola e decorata solo nella camera del sarcofago in modo grezzo e frettoloso con temi inconsueti uno dei quali è il funerale del re col catafalco trainato dai grandi dignitari di corte tra cui Ai il successore. Poi abbiamo visitato la tomba di Sethi II e quella di Ramses IX. Quest'ultima è interessante perchè presenta in alcune parti delle pitture non completate che hanno permesso agli studiosi di capire il procedimento usato dagli artisti fase per fase. L'ultima tomba in cui siamo entrati con un gruppetto di ardimentosi, senza Armando, la nostra guida, è quella di Thutmosis III posta alla fine di un anfratto che si raggiunge tramite una rapida scala di ferro. Oltrepassata l'entrata si percorre un corridoio in forte discesa poi dopo una scala si giunge nella stanza più profonda dell'ipogeo. Essa presenta la caratteristica di essere ellittica più precisamente a forma di cartiglio, alle cui pareti sono raffigurate ben 740 divinità diverse. Purtroppo però mancano le condizioni per poterla visitare tranquillamente infatti la cattiva areazione, con i conseguenti odori stagnanti, provoca nei visitatori una fuga quasi immediata verso la superficie. E' per questo che Armando astutamente ci ha dato tutte le spiegazioni rimanendo fuori. Queste sono le 4 tombe da noi visitate contro le 58 scoperte fino ad oggi nella Valle dei Re.