24 GENNAIO
(prima parte)
lle 5.45 lo squillo del telefono ci ha svegliato, ancora intontiti dal sonno. L'energia elettrica e l'acqua mancavano a quell'ora (non va dimenticato che eravamo in mezzo al deserto). Fortunatamente la sera prima avevamo notato sul tavolo della camera una candela; Paolo, quindi, dopo averla raggiunta a tastoni ha tentato di accenderla ma i fiammiferi erano umidi. Allora abbiamo cercato nei bagagli la torcia elettrica che avevamo portato da Bologna (come siamo stati previdenti !) e alla luce di quella ci siamo preparati. Poi con un po' di affanno, per paura di perdere "l'attimo fuggente" siamo arrivati, con altri del gruppo, davanti alla facciata del tempio di Ramses II.



L'alba in questo luogo è giustamente famosa: il sole sorge dal lago Nasser colorando il cielo intensamente e illuminando, poco alla volta, le statue che ornano tutta la facciata del tempio, facendole assumere una stupenda colorazione arancione dorata. Non tutti i turisti che hanno visitato Abu Simbel possono vantare come noi di avere goduto la vista del tempio senza la solita folla che si accalca dinanzi alla facciata (vedi foto sopra). Finito questo meraviglioso spettacolo, siamo rientrati in albergo per la colazione. Evidentemente non tutti apprezzano queste cose, infatti una ragazza, in viaggio di nozze, ha preferito non essere svegliata all'alba per riposare un po' di più!



Il programma prevedeva il ritorno ai templi per la visita dell'interno. Dopo un'ora circa, la luce era completamente diversa: dai toni arancio-dorati si è passati ad una colorazione più spenta in cui domina il colore giallo sabbia.



Per primo, abbiamo visitato il tempio di Hathor dedicato a Nefertari, moglie di Ramses. Pur essendo più piccolo è anch'esso particolarmente suggestivo. La facciata è adorna di cinque statue di cui due raffigurano Nefertari, sotto le sembianze della dea Hathor (corna e orecchie di vacca) e tre raffigurano il faraone, suo marito. All'interno stupendi affreschi ritraggono la regina con ricchi abiti e acconciature che risaltano la sua femminilità e ci testimoniano l'alto livello raggiunto dagli egizi anche in questo ambito.



Finita la visita, ci siamo portati di nuovo davanti alla splendida facciata del tempio di Ramses II adornata di quattro statue colossali (in una di esse è crollata al suolo la parte superiore... e vista da vicino è veramente enorme) tutte raffiguranti l'immagine del faraone. Che impressione di potenza dovettero suscitare nella gente di quei tempi! Al centro della facciata in alto c'è la figura di Ra, il dio Sole; fra le gambe del faraone ci sono sono statue molto più piccole che raffigurano la moglie e le figlie.



L'interno è formato da diverse sale, l'una collegata all'altra, che rimpiccioliscono man mano che ci si addentra nel tempio. Il pavimento leggermente in salita e il soffitto digradante creano un particolare effetto di prospettiva. La prima e più ampia sala vicina all'ingresso contiene diverse statue sempre raffiguranti Ramses II, però nella posizione osiriaca cioè da morto: piedi uniti, braccia incrociate sul petto, barba arricciata; alle pareti bassorilievi con scene di caccia, combattimenti, ecc... tutte esaltanti la personalità e la potenza del sovrano (vedi foto).



Nella zona più interna del tempio si trova il sacrario, il "Sancta Sanctorum" che è la stanza più piccola nella quale sono collocate, suggestivamente illuminate, quattro statue scolpite nella roccia. Da sinistra a destra sono: Ptah, Amon-re, Ramses e Harmakhis (Horus dell'orizzonte). In questo preciso luogo avveniva una delle più suggestive cerimonie dell'antico Egitto. Il faraone discendeva il Nilo sulla barca reale, in una sorta di processione, fino ad arrivare al tempio, nelle ricorrenze del suo compleanno (22 febbraio) e della sua incoronazione (22 ottobre). In questi giorni dell'anno all'alba, un raggio di sole entrava fino al sacrario ed illuminava per primo il volto del faraone e poi si estendeva alle statue accanto, lasciando solo Ptah, il dio delle tenebre, nell'oscurità. Questo straordinario effetto era stato esattamente voluto dagli architetti egizi e ci da un'idea di come fosse elevato il sapere raggiunto ben 3000 anni fa nei calcoli matematici ed astronomici. L'eccezionale bravura degli egizi è stata ulteriormente confermata quando, in seguito alla formazione del lago Nasser, si è posto il problema di trasportare più in alto i templi continuando a mantenere questa loro peculiarità. Lo smantellamento e la ricomposizione, blocco per blocco, di quest'ultimi su una montagna creata artificialmente è considerata una delle più colossali opere di ingegneria moderna, ma nonostante l'impiego dei computer e le conoscenze attuali, la posizione del tempio è risultata errata. Infatti l'evento si verifica ugualmente ma con un giorno di ritardo in tutte due le date.



La visita è proseguita attraversando l'enorme cavità della montagna artificiale che pare come un gigantesco bunker. Usciti da essa è stato istintivo riguardare l'esterno che anche ad un esame più approfondito sembra ugualmente formare un tutt'uno con il paesaggio naturale circostante. Abbiamo lasciato Abu Simbel alle ore 10.00 per tornare ad Aswan.