21 GENNAIO
(seconda parte)

Nel pomeriggio siamo partiti in pullman verso Menfi, prima tappa dell'escursione. Purtroppo dell'antica Menphi, capitale dell'Egitto, non rimangono che poche rovine. Sul posto è stato allestito un museo all'aperto con abbondanza di banchetti stracarichi di souvenir (scarabei, cartoline, finte antichità, ecc...) e pochi reperti. I più importanti sono: la Sfinge di Alabastro (v. foto) e il colosso di Ramses II.

La Sfinge di Alabastro è la più grande sfinge trasportabile esistente: altezza m. 4,25, lunghezza m. 8, peso stimato 8 tonnellate. Il colosso di Ramses II, alto 10,3 metri (in origine 13 m.), è sprovvisto della parte inferiore delle gambe e quindi è adagiato sul pavimento di una moderna costruzione che oltre a proteggerlo, permette ai turisti una migliore visione d'insieme.



Si riparte verso Saqqara. Il viaggio ci permette di avere un'idea, seppure approssimata, del modo di vivere dei contadini. Lungo i canali laterali del Nilo si estendono le loro abitazioni: casupole di fango spesso senza tetto, ritenuto inutile data la scarsità delle piogge. Intere famiglie vivono in pochi metri quadrati insieme agli animali che sono utili per il lavoro nei campi. Il mezzo di trasporto usuale è infatti l'asino. Comunque per la mentalità egiziana, i contadini sono più fortunati rispetto a coloro che hanno tentato di inurbarsi, in cerca di lavoro, al Cairo, finendo invece in sobborghi ancora più malsani e miseri.



Siamo arrivati a Saqqara. Il complesso monumentale di Saqqara è famoso soprattutto per la piramide a gradoni. Fu costruita dall'architetto Imhotep su volere del re Zoser dell'Antico Regno ed è il primo esempio di piramide. Intorno rimangono ancora notevoli resti del complesso funerario di Zoser e nelle vicinanze si estende la necropoli formata da numerose mastabe (tipi di tombe riservate ai nobili). Noi ne abbiamo visitate due: la mastaba della principessa Idut e la mastaba di Ptahotep e Akhuhotep. In esse sono presenti pregevoli decorazioni che si possono fotografare, senza flash, solo pagando un sovrapprezzo. La piramide a gradoni è veramente suggestiva, ancora di più, secondo noi, delle sue "sorelle" maggiori, perchè sorge in una vasta area desertica, lontano, quindi, dai rumori e dalle brutture della metropoli. Sicuramente ha inciso nel nostro giudizio anche il fatto di averla visitata verso l'ora del tramonto, quando i contrasti tra ombra e luce sono maggiori e tutto il complesso si accende di una luce giallo-dorata e arancione.


Dopo le escursioni a Menfi e Saqqara, ritornando al Cairo, abbiamo fatto una sosta - da perfetti turisti "organizzati"- al negozio Khan-el-Khalili village. Sandra ce l'ha consigliato in quanto sicuro per l'acquisto di gioielli in oro, pietre preziose, tappeti, mobiletti intarsiati, ecc... Anche noi, naturalmente, abbiamo acquistato qualcosa: due lapislazzuli a goccia, per farci al ritorno un paio di orecchini.

La serata è stata avventurosa, infatti siccome la cena era libera e avendo deciso di andare, insieme all'accompagnatrice, in un ristorante con specialità pesce a Ghiza, abbiamo dovuto usufruire dei "famigerati" taxi cairoti. Il viaggio dall'albergo a Ghiza è stato allucinante, a bordo di una limousine contenente otto persone, ci siamo fatti un'idea del modo di guidare degli egiziani: uso costante del clacson (con un repertorio di musichette eccezionale), sorpassi a destra e a sinistra, la tendenza a non considerare i pedoni (per attraversare la strada corrono veramente), eccesso di velocità, ecc... Solo una coppia, insieme a noi, era tranquilla. Hanno commentato il nostro nervosismo con la frase: "si vede che voi non vivete a Roma !".

Finalmente siamo giunti al ristorante che si chiama "Vue des Pyramides", dove abbiamo consumato un'ottima e abbondante cena. Oltre a specialità egiziane a base di legumi, formaggi e salse varie come antipasti, abbiamo gustato un risotto di pesce e una zuppa di calamari piccanti. Come secondo, ci hanno portato i calamari e gamberoni fritti e un pesce alla griglia molto buono. Questa scorpacciata di pesce, insieme a una macedonia, birra, vino ed acqua, ci è costata solo 41 lire egiziane a testa che corrispondono a circa 20.000 lire italiane. Il padrone del ristorante ci ha poi invitato nel secondo piano dell'edificio dove si trova una tipica sala da tè egiziana. Qui ci siamo accomodati attorno a un braciere, il cui calore temperava il fresco della sera, e ci ha offerto il tè alla menta (tè con un rametto di menta fresca) oppure il carcadè. Un cameriere, molto simpaticamente, ci ha invitato a fumare il narghilè. Gli egiziani utilizzano questo strumento per fumare quando sono in compagnia, nei momenti di riposo, passandosi la cannuccia fra di loro. Per ovvi motivi, nessuno ha accettato. La serata si è conclusa col viaggio di ritorno in taxi, analogo al precedente. (AIUTOOO ! FATECI SCENDEREEE !)