26 GENNAIO
(prima parte)
Questa mattina al nostro risveglio eravamo già giunti a Edfu. Per raggiungere il tempio abbiamo utilizzato, per la prima volta, una carrozzella trainata da un cavallo. Il tempio di Edfu è, per dimensione, il secondo in Egitto dopo quello di Karnak che dobbiamo ancora visitare. Il tempio, posto al centro del piccolo abitato, dedicato a Horus (il dio falco) è perfettamente conservato ed è un tipico esempio di tempio egizio con la sua successione di ambienti sempre più piccoli e oscuri, in graduale progressione simbolica, fino al buio del sacrario segreto. L'entrata del tempio è costituita da un pilone largo 79 metri e alto 36 metri, preceduto da due falconi di granito nero. Successivamente si entra in un cortile circondato su tre lati da un colonnato, all'estremità opposta c'è l'entrata del Pronao, o prima sala ipostila, dove si erge una magnifica statua in granito del Dio Falco con la testa coperta dalla doppia corona (vedi foto).



Successivamente si entra in un cortile circondato su tre lati da un colonnato, all'estremità opposta c'è l'entrata del Pronao, o prima sala ipostila, dove si erge una magnifica statua in granito del Dio Falco con la testa coperta dalla doppia corona (vedi foto).



La visita prosegue attraversando le due sale ipostile e giungendo nel cuore del santuario. Il Sancta Sanctorum è attorniato da un corridoio nel quale si aprono dieci camere, in una di queste chiamata "la Culla", è conservata la barca processionale col tabernacolo.



Usciti dal tempio, dopo una breve sosta al mercatino siamo riusciti a ritrovare la nostra carrozzella che come all'andata abbiamo diviso con Carlo e sua moglie Claudia. Visto l'orario sarebbe stato consigliabile rientrare alla nave con una certa sollecitudine ma purtroppo il conducente, per guadagnare un po' di più, ci ha proposto di allungare il percorso passando per il loro mercato (dove i turisti normalmente non vanno), Carlo naturalmente ha accettato, mentre noi due eravamo un po' dubbiosi e sua moglie era quasi angosciata. Nelle vie strapiene ogni rallentamento sembrava far girare più in fretta le lancette dell'orologio e noi iniziavamo ormai ad avere seri dubbi sulla possibilità di giungere in tempo alla nave. Carlo invece, come sempre, sfoggiava la sua calma olimpionica. La trasgressione dal percorso ordinario è stata tuttavia interessante, mai scorderemo i tavoli pieni di verdure e arance, le minuscole botteghe dei macellai con la carne ricoperta da mosche e, incredibile a dirsi, c'era anche un laboratorio per la riparazione dei televisori. Giunti sul lungo Nilo ci siamo fatti fotografare sulla carrozzella e abbiamo ricambiato il favore e poi siamo saliti, ultimi del nostro gruppo, sulla nave che aveva già i motori accesi.