13 luglio - 12 anni di convivenza
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- sono
passati 12 anni esatti da quando sono stato adottato.
Sento di essere arrivato alla fine della mia strada; sono però contento
di avere messo per iscritto tutti i miei ricordi.Ti ho raccontato
come ho vissuto la prima parte della vita con la mia famiglia umana nel
diario "I Dolori del giovane Sirius" e la seconda parte in queste
ultime lettere.
Sai cos’è l’empatia?
Non è semplice da spiegare. Ho letto alcune cose in giro
(non c’è da meravigliarsi, se so scrivere saprò anche leggere, no?). Può essere
definita come la propensione o disponibilità a lasciarsi influenzare dagli stati
emozionali di qualcun altro. Il primo rapporto empatico si sviluppa con i
genitori, perché per avere successo nell’accudimento, nella protezione e nel
soddisfare i bisogni dei cuccioli il genitore deve ampliare la zona del proprio
sentire oltre i limiti del proprio sé. Le specie che prevedono un rapporto con
il genitore più lungo e articolato, sono quelle che manifestano una maggior
propensione empatica (in particolare i mammiferi nel rapporto mamma/cucciolo).
Non tutti ne sono dotati, è una qualità innata.
Ritengo sia una delle capacità più alte che la Natura ci ha
dotati perché attraverso essa creature viventi di diversa specie possono
comunicare le necessità reciproche, comprendere le rispettive emozioni e quindi,
in una parola, amarsi. Perché ho tirato fuori l’empatia? Perché aiuta a
spiegare il rapporto che si è creato con la mia famiglia.
Paolo, Cristina, Alice e Marco mi prendono
in braccio tante volte o si abbassano avvicinandosi a me. Così possiamo
guardarci dritto negli occhi. In
questi momenti avviene
la magia, il collegamento
empatico tra me e loro, ed è così che esprimiamo tutto l'amore che
proviamo
reciprocamente.
Cito ancora il prof. Dennis Turner perché secondo lui gatti e uomini sono in grado di comunicare tra di loro. Certo che è così!
Ogni
coppia micio-padrone ha un canale unico di comunicazione. Ad alcuni
gatti piace strofinarsi sulle gambe del suo "riferimento", mentre altri
strusciano la testa contro la vostra. Alcuni stanno seduti a guardarvi,
altri ancora invece inclinano la capoccetta come se fosse una posa
interrogativa. Altri ancora comunicano con la voce, grattano il
pavimento, si "arrampicano" sulle vostre gambe.
Le forze mi stanno lasciando, penso che questa sia l’ultima
lettera che scriverò. Mi preme affermare per tutti quelli che leggeranno questo
diario che, nonostante le difficoltà incontrate lungo il percorso, sono stato bene
insieme ai miei amici. La mia vita è stata felice, serena e degna di essere
vissuta.
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