L'arte nell'Antico Egitto

La caratteristica dell'arte egizia è quella di aver avuto per oltre 3000 anni una produzione quasi completamente anonima con caratteristiche di unitarietà e coerenza. Gli artisti, infatti, dall'unificazione dei due regni alla conquista da parte di Alessandro Magno, tranne poche eccezioni, rispettano le regole e i canoni figurali tradizionali ritenendoli perfettamente idonei a glorificare gli dei e il re.

L'immagine di profilo nel volto, con l'occhio di prospetto, è rivolta verso destra, la gamba e il braccio portate in avanti sono quelle di sinistra, evidenziando così il movimento e la decorazione del gonnellino. Le spalle sono frontali. Anche nella preparazione del disegno si adottava una metodologia sempre uguale. Preparato un reticolo di quadrati con 18 file orizzontali, la figura veniva impostata utilizzando 2 quadrati dalla fronte alla base del collo, 10 dal collo al ginocchio, 6 dal ginocchio alla pianta del piede. In questo modo le persone venivano raffigurate non come erano realmente ma seguendo queste proporzioni ideali. Per gli egizi infatti, la somiglianza fisica nel disegno o nella scultura, non aveva nessuna importanza in quanto la vera identificazione della figura era data solo dal nome riprodotto in essa (es: il cartiglio del faraone). Anche per quello che riguarda la colorazione dei disegni o delle statue, si seguivano regole fisse: nero-carbone per i capelli, ocra-gialla per i corpi femminili, ocra-rossa per quelli maschili, bianco-calce per le vesti, azzurro per il cielo e il mare e verde per ogni tipo di vegetazione. Fra le statue a tutto tondo, molto tipiche della tarda epoca, sono le sculture cosiddette "a cubo" che massificano in un parallelepipedo il corpo.


L'unico vero momento di trasgressione da queste regole millenarie si manifesta con il regno di Amenophi IV, durante il quale gli artisti ottennero una completa libertà di espressione e le loro opere presero una forma nuova, più realistica e originale, i volti assunsero accenti drammatici e un'espressività di tipo psicologico davvero inedita. Lo testimoniano i ritratti stessi del faraone e dei suoi famigliari nei quali viene rappresentato anche con i suoi difetti fisici e nella vita quotidiana, ad esempio mentre gioca con i figlioletti.

Il percorso evolutivo dell'architettura, invece è estremamente originale. Nell'Antico Regno i dignitari e alti funzionari avevano come costruzione tombale la mastaba, un parallelepipedo di mattoni con copertura piatta e muri esterni, lisci e declivi. Per il re si costruisce la piramide nata dalla sovrapposizione di più mastabe (la piramide a gradoni di Zoser) fino alla sintesi della prima vera piramide (piramide di Snofru). La piramide è collegata con il tempio a valle. Nel Medio Regno le tombe piramidali si riducono di dimensioni mentre quelle dei principi dell'alto Egitto vengono scavate nella roccia (Aswan). Nel Nuovo Regno l'architettura è partecipe di una grande fioritura. La tomba reale si separa dal tempio che diventa il vero centro dell'esaltazione del re-dio. E mentre il tempio diventa sempre più ricco, vasto e luminoso, quelli più solenni sono a Karnak e a Luxor, la tomba sotterranea si fa sempre più nascosta, scavata nella roccia nella Valle dei Re e delle Regine.

Le epoche successive non raggiungeranno mai più livelli così alti anche se in alcuni periodi si assiste a una intensa opera edificatoria soprattutto nell'epoca tolemaica. Uno dei maggiori esempi è costituito dal tempio di Horus a Edfu che oltre alla pianta tipica del Nuovo Regno è arricchito da nuovi ambienti. Il più curioso di essi è il "mammisi", un tempietto dove il dio veniva partorito e allevato che caratterizza la tipologia tolemaica.