questa
mattina, di nuovo, i miei amici umani mi hanno caricato sull'auto nel
trasportino a "gabbia di uccello" - quello per le vacanze - e siamo
ripartiti tutti con borse, zaini, valigie, lettiera e... zerbino.
A
proposito, non ti ho mai parlato del mio zerbino. In realtà
tutto ebbe inizio quando era il loro zerbino (cioè quello
dei miei umani) che come ogni zerbino che si rispetti, è
collocato fuori dalla porta di casa e viene usato per pulirsi le suole
delle scarpe prima di entrare. Io, quando ne avevo l'occasione, uscivo
sul pianerottolo e mi soffermavo a lungo ad annusare e a grattare
questo splendido tappetino, fatto con fibre vegetali, ruvido ai polpastrelli, a forma di gatto.
Paolo e Cristina notando quanto io
ne fossi affascinato, decisero di portarlo dentro casa. E
così il nostro appartamento divenne, credo, l'unico ad avere
uno zerbino all'interno della porta invece che fuori. Molto comodo
quando piove e io giocando lo sposto lontano!
Tornando
a noi, dopo un lungo e, come al solito, penoso viaggio in auto, siamo
arrivati in un luogo strano: c'erano prati verdi, alberi verdi scuro,
sassi grandissimi (montagne, li chiamano gli umani),
poche strade, poche macchine e case piccole. Tutto molto strano ma
almeno si stava freschi.
Il
paese si chiama Vigo di Fassa ma ci siamo arrivati troppo
presto,
l’appartamento, infatti, non era ancora pronto e
così i
padroni di casa ci hanno consigliato di riposarci un po’ nel
giardino del minigolf lì vicino, sempre di loro
proprietà.
Così
dopo lo stress del viaggio, mi sono ritrovato in un ambiente
all’aperto e non contenti di questo, i miei amici mi hanno
fatto uscire dal trasportino perché pensavano che ormai
avessi esaurito il bonus della ritenzione urinaria.
Come al solito si sbagliavano perché noi gatti abbiamo un
serbatoio elastico che si dilata o si restringe al bisogno. Durante il
periodo dell’amore, ad esempio diventa piccolissimo per poter
fare più danno intorno, durante i viaggi diventa
praticamente illimitato. Mi sono guardato un po’ intorno ed
ero in un prato assolato e, per cercare l’ombra, mi sono
infilato tra un tronco d’albero e un brutto nano da giardino.
Sono rimasto immobile lì ad osservare ed a sussultare per
ogni rumore o movimento sospetto (ovvero per tutto!). Finalmente dopo
un’ora, che mi è sembrata
un’eternità, sono stato rimesso nel trasportino e
liberato nel nostro nuovo appartamento.
Dopo aver
soddisfatto i bisogni primari e cioè far entrare materia
prima e far uscire il materiale di scarto, ho cominciato a perlustrare
il nuovo territorio. Mi è sembrato subito un ambiente
accogliente, silenzioso e protetto.
Forse questa sensazione era data
dal rivestimento in legno dei muri e dal soffitto che in alcuni punti
era più basso e inclinato e dal fatto che c’erano
mille pertugi dove potersi nascondere e tendere gli agguati a
malcapitati piedi e caviglie umane. Insomma era un ottima tana!