Gli animali sviluppano un legame molto profondo non solo nei confronti di un umano ma anche per un determinato luogo (di solito la casa o il territorio in cui vivono) e a volte hanno la capacità di ritrovare la via di casa da luoghi lontanissimi. Ci sono tantissimi casi in merito. I più clamorosi sono finiti anche sui giornali di tutto il mondo.  Il fenomeno in inglese è definito homing.

Rupert Sheldrake, sempre nel suo libro "I poteri straordinari degli animali", raccogliendo informazioni e testimonianze ha analizzato vari casi relativi ad animali domestici (cani, gatti, cavalli e piccioni viaggiatori) ed è arrivato alla conclusione che non c'entra l'uso dell'olfatto o il riconoscimento di punti di riferimento lungo la strada. In quasi tutti gli episodi esaminati da Sheldrake, infatti,  gli animali erano stati trasportati lontano (in auto, in corriera, e addirittura in aereo) e quindi non erano arrivati con mezzi propri. Inoltre nei viaggi di ritorno gli animali possono percorrere itinerari diversi da quelli utilizzati dall'umano all'andata e il più delle volte scelgono percorsi più brevi come se avessero una mappa del territorio (in alcuni casi dell'intero pianeta) e la sapessero utilizzare alla perfezione.

Nello specifico dei gatti, David Greene ha individuato due tipologie di casi di homing:

1. Il gatto parte da un luogo sconosciuto e torna al luogo abituale (ad esempio quando viene rubato o dato ad un'altra famiglia o viene perso o si trasferisce con il padrone in un'altra abitazione);

2.  Il padrone parte in un luogo sconosciuto e lascia il gatto nel luogo noto (il padrone si trasferisce senza portare il gatto).

Le testimonianze di homing raccolte da Greene riguardano viaggi compiuti da gatti di pochi chilometri fino ad arrivare a varie migliaia di chilometri. Viaggi che possono durare qualche giorno o, nei casi più clamorosi, alcuni anni. Il record americano di velocità spetta a Rusty che nel 1949 in soli 83 giorni, seguì il padrone da Boston (Massachusetts) a Chicago (Illinois) percorrendo circa 1500 chilometri. Ovviamente usufruì di passaggi su camion o vagoni ferroviari.

Gli scienziati sono concordi nel dire che questi fenomeni si spiegano con il senso dell'orientamento che è innato negli animali e presente anche nell'uomo (anche se pochissimo utilizzato) ma le opinioni differiscono sul meccanismo utilizzato per orientarsi. Il dottor Robin Baker, docente di Zoologia presso l'università di Manchester condusse nel 1976 una serie di esperimenti con dei suoi studenti che rivelarono che anche nell'uomo era presente un innato senso della direzione e che questo veniva ostacolato dalla presenza di potenti fonti magnetiche e quindi arrivò alla conclusione che gli animali come gli uomini utilizzano una sorta di bussola naturale per l'orientamento. (Greene).

 Sheldrake invece, studiando le migrazioni degli uccelli, contrasta questa teoria in quanto il campo magnetico terrestre varia durante il giorno e a seconda delle stagioni. Inoltre i poli magnetici si spostano: il polo nord magnetico non coincide sempre con quello geografico. Chi naviga utilizzando la bussola effettua delle correzioni tenendo conto di questi fenomeni. Inoltre, a intervalli irregolari, i poli magnetici si rovesciano: il polo nord magnetico si trova vicino a quello sud geografico e viceversa e questo è avvenuto per non meno di 41 volte negli ultimi venti milioni di anni.

Secondo Sheldrake alcuni animali potrebbero avere ereditato una specie di carta geografica mentale che li guida al loro obiettivo. Il senso dell'orientamento si realizza attraverso il campo morfico che collegando un animale a un luogo guida gli uccelli nella migrazione e fa ritrovare la via di casa agli animali domestici. (Vedi un riassunto della sua teoria nel capitolo delle conclusioni.

Caso di ritorno a casa da luogo sconosciuto (dal libro di Greene -pag. 118):

Nome del gatto: Sampson

Proprietario: Margaret Adams (Plaistow - Inghilterra)

Sampson scomparve durante un viaggio in roulotte nel Galles a 400 chilometri da casa. Dopo due anni... "Margaret uscì nel giardino della sua casa di Plaistow, per ritirare il bucato steso su una corda, e notò un gatto, visibilmente stremato, che se ne stava appollaiato sul muretto di cinta. L'animale aveva la stessa macchia sul petto e le stesse zampe corte e grasse di Sampson. Non osando credere ai suoi occhi, Margaret sussurrò: <Sampson...> E l'animale rispose avvicinandosi stancamente a lei: era infine tornato a casa!"

Caso di arrivo alla nuova casa del padrone da luogo sconosciuto (dal libro di Greene -pag.119):

Nome del gatto: Cindy

Proprietario: Brenda James (Londra)

Cindy, un soriano femmina molto bella ed elegante, fu rubata nell'appartamento del fratello di Brenda a Manchester (Brenda e la gatta erano lì per un soggiorno di qualche giorno). Tutte le ricerche furono inutili e Brenda tornò a Londra e dopo diciotto mesi si trasferì in un'altra casa distante qualche chilometro dalla precedente.  "Dieci mesi più tardi, rientrando dopo un weekend passato fuori città, trovò un biglietto della vicina. La donna la informava che il giorno precedente aveva visto un gatto, mezzo morto di fame, seduto sullo zerbino davanti alla porta chiusa. L'animale miagolava in modo tanto patetico da indurla a ospitarlo; lei si chiedeva però se per caso non fosse di Brenda. Era Cindy, ovviamente. Brenda, felice e sconcertata, si trovò riunita al suo bellissimo gatto, che non si era limitato a sobbarcarsi il lungo viaggio da Manchester a Londra, ma era anche riuscito a indovinare il nuovo indirizzo."

Caso di intuizione della vicinanza a casa, durante il viaggio di ritorno (dal libro di Sheldrake -pag.193):

Nome del gatto: Remedy

Proprietario: Rupert Sheldrake

"La nostra gatta, Remedy, diversamente dalla maggior parte dei suoi simili, si divertiva a viaggiare in macchina. Dormiva su una coperta dentro la sua gabbia per quasi tutto il viaggio e noi le lasciavamo aperta la porticina in modo che potesse uscirne quando ne aveva voglia. Due o tre chilometri prima del nostro arrivo, Remedy si alzava, usciva dal cesto e, tutta eccitata, si metteva a camminare su e giù per l'abitacolo."

Ci sono diversi casi che fanno supporre che gli animali sanno quando la meta si avvicina (anche se non è l'abitazione abituale) qualunque strada si utilizzi. Sheldrake dice:

"Dopo aver vagliato dozzine di testimonianze, io sono giunto alla conclusione che in alcuni casi è determinante il luogo, ma che in altri l'animale avverte il senso di attesa di chi è in macchina con lui. E' poi probabile che entrambi questi fattori agiscano in sinergia."